mercoledì 24 agosto 2011

Benedizione

autoritratto di Baudelaire
 
Quando, per decreto di potenze superiori,
il Poeta appare in questo mondo di noia,
 sua madre spaventata e bestemmiando
stringe i pugni a Dio che ne ha pietà:
 
<< Avessi partorito un groviglio di vipere,
piuttosto che nutrire questa derisione!
Maledetta la notte degli effimeri piaceri
quando il mio ventre concepì quest’espiazione!
 
Poiché mi hai scelta fra tutte le donne
per essere disgusto del mio triste marito,
e non posso gettare questo aborto di natura,
come un biglietto d'amore tra le fiamme
 
farò rimbalzare il tuo odio che mi opprime
sullo strumento maledetto delle tue malvagità,
 e torcerò a tal punto quest'albero spregevole
che non potrà più germogliare la sua peste! >>
 
Cosi inghiotte la schiuma del suo odio
e lei, che non comprende i disegni eterni,
 lei stessa prepara in fondo alla Geenna
i roghi consacrati ai crimini materni.
 
Pure, sotto la tutela invisibile d'un Angelo,
s'inebria di sole quel Figlio ripudiato
e in tutto ciò che beve e mangia
 ritrova l'ambrosia e il nettare vermiglio.
 
Gioca col vento, parla con le nuvole,
e cantando s'inebria del calvario;
e lo Spirito, che lo segue in quel pellegrinaggio,
piange nel vederlo gaio come uccel di bosco
 
L'osservano con timore quelli che vuole amare,
oppure, arditi per la sua tranquillità,
 si divertono a strappargli un lamento
e provano la loro ferocia su di lui.
 
Mischiano cenere e  impuri sputi
nel pane e nel vino destinati alla sua bocca,
buttano con ipocrisia ciò che egli tocca,
e si accusano di aver messo i piedi sui suoi passi.
 
Grida sulla pubblica piazza la sua donna:
<< Mi trova tanto bella da adorarmi,
per cui farò il mestiere degli antichi idoli,
diventerò d'oro come quelli un tempo;
 
m'ubriacherò di nardo, incenso, e mirra,
 di genuflessioni, di carni e di vini,
per sapere se posso usurpare, tra le risa,
gli omaggi divini d'un cuore che m'ammira!
 
E quando m'annoierò dell'empia farsa,
 poserò la mano esile e forte su di lui;
 le mie unghie, come unghie, delle arpie,
sapranno aprirsi un varco nel suo cuore!
 
Come un tremulo uccellino palpitante,
gli strapperò dal petto il cuore rosso
e, per saziare la mia bestia favorita,
lo getterò per terra con disprezzo! >>
 
Sereno, il poeta alza le braccia ai Cielo,
dove il suo occhio vede un trono splendido
e i vasti lampi del suo spirito lucido
gli celano la vista di popoli furiosi:
 
<< Benedetto Dio, che doni sofferenza
come divino rimedio alle nostre impurità
e come migliore e più pura essenza
 per disporre i forti alle sante voluttà!
 
Lo so che al poeta tu conservi un posto
tra le schiere beate delle legioni sante,
e che l'inviti a quella festa eterna
di Troni, Virtù e Dominazioni.

 
Lo so che il dolore è la sola nobiltà
che mai terra o inferno morderanno,
e che occorrono tutti i tempi e gli universi
per intrecciare la mia mistica corona.
 
Ma non basterebbero le perdute gioie
dell'antica Palmira, i metalli ignoti,
le perle del mare dalla tuo mano incastonati
per quel bel diadema chiaro e sfolgorante;
 
perché sarà fatto di solo luce pura,
 attinta al fuoco santo dei raggi primitivi
e al confronto occhi mortali di massimo splendore
non sono altro che piangenti e oscuri specchi! >>
C.Baudelaire
 


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