venerdì 30 dicembre 2011

“MI PIACE IL TUO ESSER TENDA” – DISSE ROSA



Mi porto in giro come un circo ungherese
per le città come nei cuori degli amanti
con questa tenda che mi veste,
col mio sorriso da pagliaccio mutilato
e questa fune che mi tende l’anima;
coi miei pensieri trapezio a piombo sulla rete
e con le mani che fanno da apripista
solo sul corpo dell’ultima poesia,
quella che non ho ancora scritto.
Mi porto in giro come le giostre di paese,
coi miei cavalli in fuga circoscritta
e le mie idee da scontro rosse, bianche e nere;
con le mie viscere di zucchero filato
attorcigliate al filo d’ogni vorticoso giro
e nelle mani l’odore dei gelati mangiati solo ai primi di settembre.
Ma quando incontro funambolici destini
legati mani e polsi ad una scomoda esistenza
il fumo nero della vellutata gonna ferma la sua danza:
tace, s’acquieta, vive... e sta a guardare!

(Barbara De Palma)

ego solo

HOWARDS END (1992)

venerdì 23 dicembre 2011

Pensierino

La donna che ti dice: "Ti amo, ma devi cambiare!"...è una donna innamorata di uno che somiglia tanto a te, ma non sei tu.
(A. P.)

domenica 18 dicembre 2011

La terra brucia dove cammini


La terra brucia dove cammini
e l'alba ti somiglia...

 ***

Respiro in silenzio la tua nuda essenza
mentre la luce dell'alba
rapisce i sensi del mondo attraverso uno sguardo...

sabato 26 novembre 2011

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi





Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

questa morte che ci accompagna

dal mattino alla sera, insonne,

sorda, come un vecchio rimorso

o un vizio assurdo. I tuoi occhi

saranno una vana parola,

un grido taciuto, un silenzio.

Così li vedi ogni mattina

quando su te sola ti pieghi

nello specchio. O cara speranza,

quel giorno sapremo anche noi

che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.

Sarà come smettere un vizio,

come vedere nello specchio

riemergere un viso morto,

come ascoltare un labbro chiuso.

Scenderemo nel gorgo muti.

(C. Pavese)

domenica 20 novembre 2011

Pallade Atena


Le ragazze innamorate fanno il nido nella notte
e dopo la danza salvifica
trovano riparo nel fondo dei bicchieri,
dove leggono un futuro di sventure da riempire.
Non è mai saggio dimenticare,
lo sa bene il vecchio sciamano
che sfida il vento caldo e le avventure della mente.
E mentre dall'ala destra scivola piano l'acqua fredda
quella sinistra s'incendia senza consumarsi.

Come si fa... a spiegare le nuvole?

(Barbara De Palma)

mercoledì 16 novembre 2011

DEDI-CANTO…




Ho avuto in dono un pennino fatato
figlio dei numeri e delle stelle
con la punta affilata quanto basta
per sferzare colpi leggeri
che incidono segni nell’anima come carezze di mare.
Ho avuto in dono un pennino bianco e nero
che mi ha raschiato il cuore dal fondo dell’inferno
e gli ha ridato gli occhi per guardare la luna,
madre dimenticata, dolce madre.
Ho avuto in dono un pennino sincero…
scivola sul bianco con un nero che non sa mentire,
scrive che la mia “colpa” è in buona compagnia
e a lungo andare forse finirò per credergli.

Ho avuto in dono un pennino con le ali:
lo guarderò dal basso, oggi…
per imparare il cielo di domani.

(Barbara De Palma)

domenica 13 novembre 2011

GIUSTO ALLA META' DI UN VIAGGIO



Riordino i segni e me li porto via
sulla schiena della gazza ballerina
e come niente mi ritrovo a chiedermi
se le è concessa la felicità…
e sorrido alla parola “nessuno”
che fa capolino dal finestrino semi aperto
come il tentativo ultimo dell’ennesima teoria senza corpo.
Gli alberi in fila come scolari della stessa altezza
diligenti fanno da sipario alle nuvole,
ma la scena comincia sempre un metro più su
dove la drammaturgia può diventare estrema
come il Teatro chiede. Come impone.
Il rosso dell’asfalto sotto le mie ruote
e il nero degli uccelli acrobati sulla mia testa
raccolgono in un attimo tutti i colori del mio esistere.
Con questo sole mi è passata la voglia di dormire
anche se sotto sotto il ventre duole.
Il mare è una piuma levigata:
niente temporali annunciati
su questo giorno d’inverno vestito d’estate.
Solo, se non vi disturba troppo,
non venite a chiedermi di me,
e di dove ho perso i miei capelli;
non venite a bussare per avere notizie;
non venite a chiedermi che luogo è questo…
che sono giusto alla metà del viaggio!

(Barbara De Palma)

sabato 5 novembre 2011

Silenzio


Pensieri


La focosa stagione non risparmia nessuno...Osservo che la luna è gravida di sogni, ma partorisce poco. Schiere di stelle le asciugano il sudore; schiere di stelle sorridono alla vista del pancione.
Poco più giù si ferma lo sguardo, su un lampione coperto da una bavosa tela di ragno...E' squallido come un soldato gonfio di boria.
Guardo poco le case questa notte. Guardo poco la strada.
La luna con le mani da contadina trattiene il mio impeto, trattiene il mio sguardo come per dire: " Non posso far nulla!" .
Pallida e innamorata, bianca e sudata...così la mia luna sussurra: " Non ti lascio! Ho anch'io bisogno di te!"



lunedì 31 ottobre 2011

Il tuo sorriso – Pablo Neruda


Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.
Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.
Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.
Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.
Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.
Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.

(Pablo Neruda)

Virgilio

79“ Or sé tu quel Virgilio e quella fonte
che spandi di parlar si largo fiume?”
rispuos’io lui con vergognosa fronte.

82“ O degli altri poeti onore e lume,
vagliami il lungo studio e ‘l grande amore
che m’ha fatto cercar il tuo volume.

85Tu sé lo mio maestro e ‘l mio autore;
tu sé solo colui da cù io tolsi
lo bello stile che m’ha fatto onore

88Vedi la bestia per cù io mi volsi;
aiutami da lei; famoso saggio,
ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi”.

 

domenica 30 ottobre 2011

IL SOGNO E LA POESIA




Frutti rossi
sulle pareti interne del cuore
profumano di ricordo
questi mesi.
Come indecenti spie,
si parla per codici digitali
che bruciano le orecchie
avvelenate di ultrasuoni.
Ci sono luoghi
in cui la verità è superflua,
stantio il suo sapore,
flebile la sua voce.
Crederle...
non avrebbe senso!

(Barbara De Palma)

lunedì 24 ottobre 2011

Invoca la Sapienza, anima mia!

Invoca la Sapienza, anima mia!
La poesia ti fa toccare la luna e le stelle
mentre affila la lama e prepara il boia
al gran giorno….
Prega per me Salomone!
Prega…io chiedo ogni secondo,
e mi chiedo….Dio ascolterà un’anima segnata dai peccati?
Troppa sete nel suo sguardo………
Troppo profondo il taglio dei suoi occhi
ed è sempre più rossa la sua bocca
come il sole che nuota tra le cosce dell’alba e al tramonto
tocca le corde dell’ultimo filo di seta tessuto dal cielo e dalle sue ninfe…
Lascia seccare i fiori di loto in un calice di vino bianco…
in due… in tre
Ma ritorna in te!
Fragile come un ramo verde…
Stai come un foglio di carta accartocciato riflesso nello specchio…
Torna a farle un sorriso…così…
Estrai dal tuo cilindro magico il pagliaccio più bello e…
cancella con una smorfia e due ciglia aggrottate la prepotente idea di lei.
( Innominato...come nei "Promessi sposi")

giovedì 20 ottobre 2011

Non gridate più

 
Cessate di uccidere i morti
non gridate più, non gridate
se li volete ancora udire,
se sperate di non perire.

Hanno l'impercettibile sussurro,
non fanno più rumore
del crescere dell'erba,
lieta dove non passa l'uomo. 
(Giuseppe Ungaretti)

venerdì 14 ottobre 2011

La mia donna è uno spartito in fiamme




La mia donna è uno spartito in fiamme
luna a falce calante
spiga dorata e terra bruna.
La mia donna è un vento caldo
mani di zingara e danza selvaggia.
La mia donna è miele che cola
spina insidiosa e rondine pazza…
e… striscia i sui seni sulla parete bianca
morde l’anima dei miei pensieri
succhia la linfa dei miei sogni.
La mia donna ha il profumo dei mandorli
e il sapore dei limoni
lo sguardo di una lupa
e la bocca di un’assassina.
E si agita sulla mia pelle di cartone
e si lascia squarciare come la notte da un lampo
e si lascia rubare rubando
l’intimo anello fino all’ultimo pianto

(Paolo Cassano…da A. F.)

lunedì 10 ottobre 2011

Sognattrice...un sogno per te...

La leggerezza di un pennino intinto nella pioggia

sfiora le mie labbra e i sensi fremono come foglie trillate dal vento…

L’ estate smette di essere femmina scaltra e si veste con i rami del leggiadro autunno…

La mano disegna il tuo viso con le dita

nel cerchio pieno della luna…

Ami la luna quanto un’attrice ama sporcarsi il volto con il carbone

per vendere allo spettatore sognante una maschera nuova…

Le piume degli aironi sono scialbi ricordi in un cassetto

se paragonate alle mie ali

 e il volo dell’aquila è la brutta copia dei mie voli…

Quando l’idea di te mi accarezza e sfiora le mie tempie

 nel buio di una stanza o nel sordo camerino…

il sipario si apre e mi lascia sciocco e nudo

come un clown triste nell’attesa di incrociare i tuoi occhi persi…

(Per una sognattice...da A. F.)

domenica 9 ottobre 2011

Angelo mio, quanti sbagli stringo tra le dita!

 
www.artelagonigro.com


Angelo mio, quanti sbagli stringo tra le dita!
Fili e nodi che arrivano al pettine e non si sciolgono…
Taglio tutto e ricomincio
Poi torno a collezionare errori rossi e blu…
Ridi, tu?
Almeno non mi butti giù
dall’ ultimo piano… di sogni…
dove la paura inorridita fugge.
Angelo mio, la memoria è una piaga e una fortuna
una moneta di rame con le facce spaventate
è una lama che da sollievo…quando rade
è una lama che affonda nella pancia a ripetizione
per lasciarmi insonne a pregare per una noce di pace.
Angelo mio, mentre tu disegni arcobaleni di luce e colori
io con le dita scavo sentieri e scalo montagne con le mani graffiate.
Ogni tanto guardo giù
Ogni tanto cado…e tu?
Mi guardi e taci…
La terra la conosco, a forza di strisciare…è il cielo che mi manca
almeno allarga le gambe delle nuvole e lasciami sognare!
Mi prometti che ogni tanto ruberai per me le chiavi del paradiso?
Taci.
Ti aspetto.
Non mollo, lo sai!
Non permetterò a queste braccia stanche di scivolare arrese lungo i fianchi…
Ti aspetto.
Sento il tuo profumo.
Un vento forte…
Arriverai!

(Da "Buoni propositi" di A. F.)

sabato 8 ottobre 2011

"Aimée & Jaguar"



Sete
di quegli amori epici
che soli sanno dare vita alla vita,
forma alla speranza,
tempo al tempo, e un nome al cuore.
Ora!
Dolce ubriacatura di questo eterno "qui ed ora".
Ora!
Perché solo ora val la pena vivere!
Domani ci attende beffarda... la senti?... la Nera Signora!
E non aver paura del vento, mia passione....
se tremi ancora.... aspetterò!

Mulinellano nella nera città le ronde verdi... oh, terrore...
ombre scure e lunghe s'affollano alla mente, invadono le strade, lo stomaco, i piedi... la Luna.... nemmeno la Luna è più al sicuro.
Senza più luci possibili paghiamo lo scotto della nostra passione che ancora brucia, e brucia ancora... nonostante la neve!

E non aver paura del vento, mia passione... se tremi ancora...
aspetterò...

(Barbara De Palma)

giovedì 29 settembre 2011

E TI VENGO A CERCARE di F. Battiato


E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza.

martedì 27 settembre 2011

UN HOMBRE DE A PIE Por Omar Villasana


Soy un hombre de a pie
que se sostiene con las manos.
Soy un hombre de a pie
que camina con los ojos.
Soy un hombre de a pie
que añora un andar pausado.
Soy un hombre de a pie
que escucha con atención
el paso de los otros.
Y lo admito
como buen hombre de a pie
también tengo sueños
de pie [s] alados.

giovedì 22 settembre 2011

La signora di Shanghai


Nell’estate del 1946, il poliedrico Orson Welles era impegnato nell’allestimento del musical teatrale “Il giro del mondo in 80 giorni” quando, a causa di un’improvvisa necessità di denaro, contattò il boss della Columbia Pictures, Harry Cohn, affinché gli inviasse la somma di cui aveva bisogno; in cambio, Welles promise di realizzare per lui un film tratto dal libro “If I die before I wake”, di Sherwood King (un romanzo che Welles non aveva neppure letto). Il risultato fu “La signora di Shanghai”, un noir scritto, prodotto, diretto e interpretato dal genio di “Quarto potere” accanto a sua moglie Rita Hayworth, la superstar di “Gilda”. Tuttavia Cohn, per nulla soddisfatto del prodotto, tenne il film in magazzino per oltre un anno, tagliando quasi un’ora di pellicola rispetto alla versione originale di Welles.

Al di là delle sue travagliate vicende produttive, “La signora di Shanghai” rimane un’opera di indubbia suggestione: un trionfo del barocchismo di Welles, che prende spunto da una storia torbida e complessa per costruire un vertiginoso film noir ricco di sorprese e di colpi di scena. Welles, inoltre, si riserva il ruolo del protagonista Michael O’Hara, marinaio irruento e un po’ ingenuo, che perde la testa per l’affascinante Elsa Bannister (Rita Hayworth) e si accorge troppo tardi di essersi infilato in una trappola mortale; mentre la Hayworth, con i capelli corti e tinti di biondo, disegna il ritratto di un’affascinante quanto misteriosa femme fatale. Ma il personaggio più riuscito del film è probabilmente l’astuto avvocato Arthur Bannister (interpretato dall’attore Everett Sloane), la cui ambiguità morale è simboleggiata dal suo handicap fisico (Bannister è zoppo e cammina appoggiandosi a un bastone).

Raccontato in flashback dalla voce fuori campo del protagonista, secondo il classico topos di tanti noir degli Anni ’40, “La signora di Shanghai” è ricordato ancora oggi per alcune sequenze cult entrate di diritto nella storia del cinema: il corteggiamento fra O’Hara ed Elsa nell’acquario di San Francisco, la fuga di O’Hara nel teatro cinese e soprattutto il finale mozzafiato all’interno del labirinto degli specchi di un luna park, con le immagini dei personaggi che si riflettono e si moltiplicano, quasi a simboleggiare la vittoria dell’illusione sulla realtà. Una curiosità: lo yacht usato nel film è lo Zaca, di proprietà di Errol Flynn.

Terra mia

Questa terra mia
di case bianche perse nell’azzurro…
terra di sole, terra di calore,
un angolo di mondo sonnecchiante,
quattro biciclette in fila per le strade,
macchie di verde selvatico tra gocce di sangue rosso vivo.
Terra di profumi e odor di pane,
terra di Santi e di peccatori…
di marinai e di pescatori…
Questa terra mia
quadrato di campagne e triangoli d’olivi abbandonati,
voce di contadini e lune tonde
tra merletti di stelle appollaiate nella notte.
Testarda terra mia
di camini accesi e odor di brace
di bambini in corsa dietro un pallone impolverato…
Terra di sale e di pietra
Terra di ricordi e di speranze
Pelle ruvida di rocce ardenti
e prati unti di rugiada…
Terra di antiche solitudini
come fondi di pozzi abbandonati
di vicoli sconnessi come pensieri…
(Alex)

giovedì 15 settembre 2011

Pescatore di stelle

Perso
come un lenzuolo nel vento
girandola bianca
che vorrebbe sedurre le stelle…
Ho perso l’olfatto e la misura
le mie bilance e…
dal recinto i sagittari fuggono sull’acqua
li ritrovo stesi a prendere il sole all’orizzonte…
Ho perso le nuvole del ricordo
e la speranza invecchia ogni volta che la guardo…
Cerco un punto romantico
e trovo solo pezzi di carne e di sale con cui mi posso divertire…
ma rinuncio all’attimo fuggente…
Qualcuno sorriderà e affogherà sul seno dove io non oso…
Semplici complicazioni…semplici i pensieri delusi dal vento leggero
che sfiora e non tocca…
Perso
mi abbuffo di nuvole
bulimica fame di luce che si annoia nell’oblio
di cartoline lucide in bianco e nero.
Annodo pellicole ai fianchi della tua rosa
e giro intorno alla pellicola del ricordo dei miei venti (20) andati…
Rido
Perso
Rido
e tu lo fai di me…
e ci scambiamo saluti e auguri
attendendo la festa …
il sale che esalti e il rasoio che semplifichi…
Un po’ di vino buono e…
ti ritrovo accanto…
(Simone Felix)

mercoledì 24 agosto 2011

Benedizione

autoritratto di Baudelaire
 
Quando, per decreto di potenze superiori,
il Poeta appare in questo mondo di noia,
 sua madre spaventata e bestemmiando
stringe i pugni a Dio che ne ha pietà:
 
<< Avessi partorito un groviglio di vipere,
piuttosto che nutrire questa derisione!
Maledetta la notte degli effimeri piaceri
quando il mio ventre concepì quest’espiazione!
 
Poiché mi hai scelta fra tutte le donne
per essere disgusto del mio triste marito,
e non posso gettare questo aborto di natura,
come un biglietto d'amore tra le fiamme
 
farò rimbalzare il tuo odio che mi opprime
sullo strumento maledetto delle tue malvagità,
 e torcerò a tal punto quest'albero spregevole
che non potrà più germogliare la sua peste! >>
 
Cosi inghiotte la schiuma del suo odio
e lei, che non comprende i disegni eterni,
 lei stessa prepara in fondo alla Geenna
i roghi consacrati ai crimini materni.
 
Pure, sotto la tutela invisibile d'un Angelo,
s'inebria di sole quel Figlio ripudiato
e in tutto ciò che beve e mangia
 ritrova l'ambrosia e il nettare vermiglio.
 
Gioca col vento, parla con le nuvole,
e cantando s'inebria del calvario;
e lo Spirito, che lo segue in quel pellegrinaggio,
piange nel vederlo gaio come uccel di bosco
 
L'osservano con timore quelli che vuole amare,
oppure, arditi per la sua tranquillità,
 si divertono a strappargli un lamento
e provano la loro ferocia su di lui.
 
Mischiano cenere e  impuri sputi
nel pane e nel vino destinati alla sua bocca,
buttano con ipocrisia ciò che egli tocca,
e si accusano di aver messo i piedi sui suoi passi.
 
Grida sulla pubblica piazza la sua donna:
<< Mi trova tanto bella da adorarmi,
per cui farò il mestiere degli antichi idoli,
diventerò d'oro come quelli un tempo;
 
m'ubriacherò di nardo, incenso, e mirra,
 di genuflessioni, di carni e di vini,
per sapere se posso usurpare, tra le risa,
gli omaggi divini d'un cuore che m'ammira!
 
E quando m'annoierò dell'empia farsa,
 poserò la mano esile e forte su di lui;
 le mie unghie, come unghie, delle arpie,
sapranno aprirsi un varco nel suo cuore!
 
Come un tremulo uccellino palpitante,
gli strapperò dal petto il cuore rosso
e, per saziare la mia bestia favorita,
lo getterò per terra con disprezzo! >>
 
Sereno, il poeta alza le braccia ai Cielo,
dove il suo occhio vede un trono splendido
e i vasti lampi del suo spirito lucido
gli celano la vista di popoli furiosi:
 
<< Benedetto Dio, che doni sofferenza
come divino rimedio alle nostre impurità
e come migliore e più pura essenza
 per disporre i forti alle sante voluttà!
 
Lo so che al poeta tu conservi un posto
tra le schiere beate delle legioni sante,
e che l'inviti a quella festa eterna
di Troni, Virtù e Dominazioni.