Mi porto in giro come un circo ungherese
per le città come nei cuori degli amanti
con questa tenda che mi veste,
col mio sorriso da pagliaccio mutilato
e questa fune che mi tende l’anima;
coi miei pensieri trapezio a piombo sulla rete
e con le mani che fanno da apripista
solo sul corpo dell’ultima poesia,
quella che non ho ancora scritto.
Mi porto in giro come le giostre di paese,
coi miei cavalli in fuga circoscritta
e le mie idee da scontro rosse, bianche e nere;
con le mie viscere di zucchero filato
attorcigliate al filo d’ogni vorticoso giro
e nelle mani l’odore dei gelati mangiati solo ai primi di settembre.
Ma quando incontro funambolici destini
legati mani e polsi ad una scomoda esistenza
il fumo nero della vellutata gonna ferma la sua danza:
tace, s’acquieta, vive... e sta a guardare!
(Barbara De Palma)